Pensavo che eri intelligente

Nel corso degli anni avevo imparato a ignorare me stesso, il vero me, i miei problemi. Cercavo di non fermarmi mai e pensavo che fosse un bel modo per essere una persona dinamica e capace di portare a termine gli obiettivi prefissati. L’università, e la scuola in generale, sono sempre stati per me il modo migliore per sapere cosa fare, senza pormi particolari dubbi. Poi sono entrato nel mondo del lavoro e ho cercato di mantenere l’approccio che ho sempre avuto nelle cose: fai, rifletti poco e vai avanti senza mai fermarti. Il 2020 mi ha cambiato la vita, sono stato costretto come tutti a fermarmi un attimo. Ho imparato a svegliarmi al mattino senza dover uscire subito di casa, ho dovuto fare la spesa, ho dovuto vivere e basta. Ho perso il senso, o forse ho capito quanto poco senso, per me, avesse tutto quello che stavo facendo fino a quel momento. Dal primo lockdown non faccio altro che mettere in discussione tutto quello che ha a che fare con la mia vita e non riesco più a smettere di cercare di capire cosa realmente fa per me. Ho deciso di prendermi del tempo, per vivere cose che non ho mai vissuto (sono fidanzato da molti mesi e ho già cenato insieme ai suoi genitori, incredibile) e per analizzare più profondamente alcuni aspetti che mi hanno portato oggi a essere quello che sono (o che non sono). Oggi non ho ancora deciso di ripartire a mille, come ho sempre fatto, in qualche direzione della vita che di solito sceglievo in poco tempo. Ho iniziato a scrivere un giorno in cui mi sono accorto che non sapevo proprio cos’altro fare.

Questo libro raccoglie una serie di dubbi e di certezze che toccano il mio rapporto con me stesso, con Dio, con gli altri, con mio padre e mia madre, con il lavoro e con l’amore.